Leandro Giribaldi presenta, per la rassegna Cinema e Letteratura

VERTIGINE (Laura, 1944)
REGIA: Otto Preminger
SOGGETTO: dal romanzo Laura di Vera Caspary
SCENEGGIATURA: Jay Dratler, Samuel Hoffenstein, Elizabeth Reinhard
FOTOGRAFIA: Joseph La Shelle
MUSICHE: David Raksin
PRODUZIONE: 20th Century Fox
INTERPRETI: Gene Tierney, Dana Andrews, Clifton Webb, Vincent Price
ORIGINE: USA; DURATA: 85’
Laura Hunt (Tierney), una giovane direttrice pubblicitaria, è stata trovata uccisa nel proprio appartamento, con il volto sfigurato da un colpo di fucile. Dell’indagine è incaricato l’ispettore di polizia McPherson (Andrews).
Otto Preminger, nato nel 1905 nell’Impero Austro-Ungarico, è un altro dei registi europei di lingua e cultura tedesca che hanno reso grande Hollywood.
La vicenda produttiva di Vertigine fu una vera battaglia: in un primo tempo la Fox aveva affidato la regia a Preminger, il primo a scoprire la storia scritta da Vera Caspary, ma dopo alcuni aspri litigi con il produttore Zanuck, era stato retrocesso a direttore di produzione, mentre a dirigere il film era stato chiamato Mamoulian.
Ma Zanuck, insoddisfatto delle prime riprese effettuate, richiamò rapidamente Preminger, il quale buttò via il materiale precedente e diede nuovo smalto agli interpreti, demotivati dalle incertezze di Mamoulian. Vertigine è uno dei noir memorabili degli anni ’40, con una vicenda conturbante e veramente “vertiginosa”, costellata di flash-back, false piste e visioni, di una realtà che cambia continuamente.
Con al centro dell’intreccio una donna contesa fra tre uomini, il cui fascino è raddoppiato dal suo enigmatico ritratto. La regia di Preminger è di una raffinatezza e precisione (inquadrature, movimenti di macchina e recitazione perfetti) che sbalordisce ancora oggi. Eppure alla sua uscita il film ebbe recensioni controverse. Racconta Preminger che incontrò, molti anni dopo, un critico ormai in pensione: “Ho visto Vertigine l’altra sera in tv ed è uno dei più grandi film di sempre. Aveva dimenticato di averlo stroncato brutalmente!”
L. Giribaldi