via Reginaldo Giuliani, 374 Firenze

VAMPYR giovedì 12 dicembre ore 21:30


Leandro Giribaldi presenta, per la rassegnaChe cos’é il Cinema

VAMPYR – IL VAMPIRO

(Vampyr o L’etrange aventure de David Gray, 1932)

REGIA: Carl Theodor Dreyer

SOGGETTO: dal racconto In a glass darkly di Sheridan Le Fanu

SCENEGGIATURA: Christian Jul, Carl Th.Dreyer

FOTOGRAFIA: Rudolf Maté

MUSICHE: Wolfgang Zeller

PRODUZIONE: Tobisfilmkunst

INTERPRETI: Julian West (alias Nicolas de Gunzburg), Maurice Schutz, Rena Mendel, Sybille Schmitz

ORIGINE: FRANCIA/GERMANIA; DURATA: 70’

David/Allan Gray (West), un giovane studioso del soprannaturale arriva nel paesino di Courtempierre. Da subito una serie di visioni inquietanti lo immergono in un’atmosfera da incubo, in un susseguirsi di avvenimenti sempre più inspiegabili.

Dopo Nosferatu di Murnau e Dracula di Browning anche Dreyer, reduce dal flop commerciale di La passione di Giovanna d’Arco, decise di fare un film sui vampiri “perché andavano molto di moda” e perché voleva realizzare un film che riscuotesse successo presso il pubblico. L’occasione gli fu data dall’incontro con il barone Nicolas de Gunzburg che finanziò il progetto, a patto che fosse lui il protagonista.

Ma come sempre la natura di innovatore e sperimentatore di Dreyer prese il sopravvento: “Volevo fare un film che fosse diverso da tutti gli altri. Volevo aprire nuove strade nel mondo del cinema…” Contrariamente ai cliché Dreyer girò di giorno, immergendo il film in una nebbia lattiginosa, con il protagonista che si muove come un sonnambulo, ed ombre che danzano staccate dai corpi.

Indimenticabile la soggettiva di David Gray chiuso nella bara. Ma Vampyr, uno dei più straordinari film dell’orrore della storia del cinema, fu di nuovo rifiutato dal pubblico e dall’industria cinematografica. Pochi mesi dopo la sua uscita Dreyer ebbe un esaurimento nervoso e fu ricoverato in un ospedale psichiatrico.

Il vampiro dell’industria cinematografica lo aveva nuovamente fagocitato o forse, come il suo protagonista David Gray, la troppa vicinanza con il mondo spettrale delle ombre lo aveva sconvolto profondamente.

L. Giribaldi


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