via Reginaldo Giuliani, 374 Firenze

MAROCCO giovedì 3 aprile ore 21:30


Leandro Giribaldi presenta, per la rassegna Jo&Marlene

MAROCCO (Morocco, 1930)

REGIA: Josef von Sternberg

SOGGETTO: dalla commedia Amy Jolly di Benno Vigny

SCENEGGIATURA: Jules Furthman

FOTOGRAFIA: Lee Garmes

MUSICHE: Karl Hajos

PRODUZIONE: Paramount

INTERPRETI: Marlene Dietrich, Gary Cooper, Adolphe Menjou

ORIGINE: USA; DURATA: 92’

In una città del Marocco spagnolo, dove è di stanza la Legione Straniera, in un locale si esibisce la cantante europea Amy Jolly (Dietrich) in fuga da un passato misterioso. Si invaghiscono di lei il facoltoso pittore La Bessiere (Menjou) e il legionario semplice Tom Brown (Cooper).

Dopo il clamoroso exploit de L’angelo azzurro, la Paramount non si era fatta sfuggire l’occasione ed aveva convocato in tutta fretta la Dietrich ad Hollywood.

Ma al momento della firma del contratto lei aveva posto una condizione: che a dirigerla fosse solo colui che l’aveva scoperta, Josef von Sternberg. Nasce così il sodalizio von Sternberg-Dietrich, uno dei casi più straordinari della storia del cinema: sette film girati quasi consecutivamente dal 1929 al 1935 ed una tempestosa relazione sentimentale.

Quando si erano lasciati a Berlino, dopo la prima de L’angelo azzurro, Marlene aveva regalato un romanzetto a Jo, Amy Jolly. Quell’esile trama divenne la storia di Marocco, il loro primo film americano, nel quale la Dietrich appare trasformata anche nel fisico. L’attrice tedesca infatti, per volere di Sternberg e del progetto divistico hollywoodiano, si sottoponeva a lunghe sedute di massaggi.

Per Sternberg il linguaggio del cinema è essenzialmente la scrittura della luce ed a chi accusò Marocco di fumettismo rispondeva: “Ho scelto apposta un soggetto fatuo per non distrarre lo spettatore dal gioco della luce e dell’ombra.” L’erotismo hollywoodiano di Marlene è meno esibito di quello tedesco de L’angelo azzurro, ma più inquietante e sottile. Da antologia la sua apparizione “maschile” in frac e il bacio lesbico con Eve Southern.

L. Giribaldi


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