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L’ ALIBI ERA PERFETTO giovedì 8 agosto ore 21:30


Leandro Giribaldi presenta, per la rassegna Fritz Lang in America

REGIA: Fritz Lang

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Douglas Morrow

FOTOGRAFIA: William Snyder

MUSICHE: Herschel Burke Gilbert

PRODUZIONE: Bert E. Friedlob per RKO

INTERPRETI: Dana Andrews, Joan Fontaine, Sidney Blackmer

ORIGINE: USA 1956; DURATA: 80′

In una città imprecisata degli Stati Uniti il procuratore Thompson commina la sedia elettrica tutte le volte che ne ravvisa la necessità. L’editore Spencer (Blackmer), la cui figlia (Fontaine) è fidanzata con lo scrittore Tom Garrett (Andrews), è contrario alla pena di morte e combatte il giudice con i suoi giornali. Quando una ragazza viene uccisa in circostanze misteriose, Spencer individua la possibilità di creare un caso giudiziario e politico e chiede al genero di assumere un ruolo diretto nella vicenda.

Terzo capitolo della “newpaper’s trilogy”, L’alibi era perfetto è un noir nel quale Lang, con il suo stile “inesorabile”, con le sue lucide geometrie cinematografiche, ancora una volta cerca di penetrare l’enigmatico volto della giustizia e l’ineffabile complessità dell’animo umano.

Ma L’alibi era perfetto passa alla storia anche come l’ultimo film americano di Lang. Numerosi, nella carriera hollywoodiana del regista di Vienna erano stati gli scontri con i produttori, in questo caso ci furono delle discussioni violentissime a causa delle scene ambientate nel braccio della morte: la produzione non le voleva troppo crude. Dopo vari litigi, alla fine del film, il produttore volle riavvicinarsi a Lang: «Ma non vorrai abbandonarmi proprio adesso?» «Sì» dissi «ne ho piene le tasche di te». Me ne andai. Ripensai a tutto quello che era successo in passato – quanti film erano stati rovinati! (racconta Lang che si trattava dello stesso produttore che aveva massacrato Rancho Notorious, ndr) – e poiché non avevo nessuna intenzione di morire d’infarto, dissi a me stesso: «Credo che me ne andrò da questa gabbia di matti.» E decisi di non fare più film qui in America.

L. Giribaldi


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