Leandro Giribaldi presenta, per la rassegna Noir anni ’50
REGIA: Nicholas Ray
SOGGETTO: dal romanzo omonimo di Dorothy B. Hughes
SCENEGGIATURA: Edmund North, Andrew Solt
FOTOGRAFIA: Burnett Guffey
MUSICHE: George Antheil
PRODUZIONE: Columbia Pictures
INTERPRETI: Humphrey Bogart, Gloria Grahame, Frank Lovejoy
ORIGINE: USA 1950 DURATA: 94’
L’agente propone a Dixon Steele (Bogart) di leggere un libro da cui potrebbe trarre una sceneggiatura. Steele è uomo e scrittore brillante, ma irascibile e violento si è pregiudicato vari rapporti. Sospettoso che il romanzo si riveli una schifezza, Dix invita a casa la guardarobiera del locale dove ha incontrato l’agente, la quale ha letto il libro, perché gli racconti la trama. Il suo rientro notturno viene notato dalla bella vicina (Grahame). Nel prosieguo della notte la giovane guardarobiera viene trovata uccisa in una strada solitaria.
Nicholas Ray (1911-1979) è uno dei registi che emergono ad Hollywood nell’immediato dopoguerra. Autore in seguito di film fondamentali come Gioventù bruciata (1953) e Johnny Guitar (1954), inizialmente Ray, come molti altri, si fa le ossa nel poliziesco. È il caso de Il diritto di uccidere, noir atipico e moderno, nel quale lo studio dei caratteri dei personaggi è più importante della vicenda criminale. Fra questi spicca Dix, lo sceneggiatore interpretato da Bogart (anche produttore del film), un Bogart inedito, mai così violento e cattivo. Gloria Grahame, fascino da vendere e grandi doti di attrice, era la moglie di Ray, anche se i due si stavano separando. E spicca naturalmente il talento di Nicholas Ray, uno dei registi più ammirati dai giovani della Nouvelle Vague e poi da Wim Wenders, la sua sensibilità nella direzione degli attori, il suo talento nella descrizione dello spazio nell’inquadratura. Colpisce che Il diritto di uccidere esca lo stesso anno di Viale del tramonto: ancora un film sul mondo del cinema, ancora uno sceneggiatore come protagonista.
L. Giribaldi