Leandro Giribaldi presenta, per la rassegna Fritz Lang in America
REGIA: Fritz Lang
SOGGETTO: dal romanzo omonimo di John Meade Falkner
SCENEGGIATURA: Jan Lustig, Margaret Fitts
FOTOGRAFIA: Robert Planck
MUSICHE: Miklos Rosza, Vicente Gomez
PRODUZIONE: John Houseman per Metro-Goldwyn-Mayer
INTERPRETI: Stewart Granger, George Sanders, Joan Greenwood, Jon Whiteley
ORIGINE: USA 1955 DURATA: 87′
Nel 1757, a Moonfleet, sulla selvaggia costa inglese, imperversa una banda di contrabbandieri. In questo posto malfamato il giovane John (Whiteley) è inviato dalla madre che in punto di morte ha scritto una lettera di raccomandazione per Jeremy Fox (Granger), il capo della banda. Il bambino, orfano, “cerca un amico”, ma l’avventuriero, nonostante un antico legame con la madre, non ha nessuna voglia di occuparsene.
Anomalo nella produzione hollywoodiana di Fritz Lang (ma non nel complesso della sua filmografia), Il covo dei contrabbandieri è un film di avventure, “insolitamente romantico”. Tratto da un romanzo dello scrittore britannico Falkner, la storia risente di atmosfere alla Robert Louis Stevenson e anche alla Dickens, come commentò lo stesso Lang. La risposta del regista austriaco a Peter Bogdanovich se gli era piaciuta la storia spiega come funzionava Hollywood a quei tempi: “Piaciuta? Senta, si firma un contratto. Ripensandoci, probabilmente firmai questo contratto perché dopo Furia per vent’anni ero stato bandito dalla M.G.M. e questo ritorno, in un certo senso, rappresentava una rivincita per me. Quando hai firmato un contratto, devi fare del tuo meglio.”
Il covo dei contrabbandieri è girato inoltre in Cinemascope del quale in seguito Lang dichiarò (nel Disprezzo di Godard) che era buono solo per i funerali e i serpenti: “Ho dovuto farlo. Ed è stata un’esperienza interessante. Ho scoperto quanto è difficile lavorarci. Ma il signor Zanuck era convinto di dover dare una risposta ai film tridimensionali, così era nato il Cinemascope.”
L. Giribaldi