via Reginaldo Giuliani, 374 Firenze

L’ ANGELO AZZURRO sabato 26 aprile ore 18 – versione restaurata – lingua originale con sottotitoli


Leandro Giribaldi presenta, per la rassegna Jo&Marlene

L’ANGELO AZZURRO (Der Blaue Engel, 1930)

REGIA: Josef von Sternberg

SOGGETTO: tratto dal romanzo Professor Unrat di Heinrich Mann

SCENEGGIATURA: Robert Liebmann, Carl Zuckmayer, Karl Vollmöller

FOTOGRAFIA: Gunther Ritthau, Hans Schneeberger

MUSICHE: Friedrich Hollander, Wolfgang A. Mozart

PRODUZIONE: Erich Pommer per UFA

INTERPRETI: Emil Jannings, Marlene Dietrich, Kurt Gerron

ORIGINE: Germania; DURATA: 108’

Germania, anni Venti. In un ginnasio il professor Immanuel Rath (Jannings), soprannominato dagli studenti Unrat, cioè “Sporcizia”, si accorge che i suoi allievi sono distratti da fotografie della conturbante Lola-Lola (Dietrich), che si scambiano sotto banco. Sequestra le foto, ma invincibilmente attratto dalle immagini, si reca personalmente nel locale dove la cantante si esibisce.

Jannings, riconoscente per l’Oscar che Sternberg gli aveva fatto vincere con Crepuscolo di gloria, lo chiamò in Germania per realizzare quello che doveva essere il primo film sonoro tedesco.

Il professore di liceo Immanuel Rath, che perde la testa e la rispettabilità per un’equivoca e affascinante cantante di cabaret, naturalmente sarebbe stato lui, Jannings, il più famoso attore di Germania.

Restava da trovare l’attrice che avrebbe impersonato la conturbante Lola-Lola. Così Sternberg racconta il travaglio del regista nel complesso rapporto con l’attore: “L’esercizio di un’arte richiede l’uso di strumenti obbedienti che seguano il disegno dell’artista e non vi facciano ostacolo.

Ma nel cinema, lo strumento è vivo, restio, trema d’emozione.” Dopo una lunga ricerca Sternberg scelse Marie Magdalene Dietrich, già interprete in alcuni film muti tedeschi, passata però quasi inosservata. L’angelo azzurro risulta così l’unico film europeo di von Sternberg, capolavoro di un tardo espressionismo, nel cui clima di depravazione morale molti hanno visto l’avvento di cupi tempi nuovi.

E grazie alla deflagrante apparizione della Dietrich – un concentrato di sfrontatezza, sensualità, provocazione – segna un capitolo fondamentale della storia del cinema.

L. Giribaldi


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