
Leandro Giribaldi presenta, per la rassegna Ernst Lubitsch

MANCIA COMPETENTE (Trouble in Paradise, 1932)
REGIA: Ernst Lubitsch
SOGGETTO: dalla commedia teatrale The Honest Finder di Aladár László
SCENEGGIATURA: Samson Raphaelson
FOTOGRAFIA: Victor Milner
MUSICHE: W. Franke Harling
PRODUZIONE: E. Lubitsch per Paramount
INTERPRETI: Miriam Hopkins, Kay Francis, Herbert Marshall, Edward Everett Horton, Charles Ruggles
ORIGINE: USA DURATA: 83’
A Venezia, in un albergo di lusso, un cliente, monsieur Filiba (Horton), viene derubato. Poco dopo, in un salottino dello stesso albergo, un sedicente barone (Marshall) ha un appuntamento con una sedicente contessa (Hopkins). Infatti, dopo un gioco di seduzione reciproca, entrambi scoprono un’affinità profonda, cioè di essere colleghi…in furti e truffe!
Dopo il periodo delle operette e il fallimento del film drammatico L’uomo che ho ucciso, del1932, Lubitsch gira nello stesso anno uno dei suoi capolavori, uno dei più perfetti esempi di “sophisticated comedy”.
Lui stesso ne era consapevole: “Sul piano puramente stilistico, credo che nulla mi sia riuscito così bene come Trouble in Paradise.” Al di là del solito triangolo amoroso lubitschiano, Mancia competente rappresenta il tema dell’inclusione, il tentativo da parte di due estranei di entrare a far parte della classe agiata della società, già affrontato in altri film (es. Il ventaglio di Lady Windermere).
Lo stile allusivo di Lubitsch raggiunge qui una perfezione quasi assoluta, con trovate straordinarie come la gag delle “tonsille”, con i dialoghi di Raphaelson sempre brillanti e frizzanti, con certi scarti visivi e sonori che mentre mostrano una cosa alludono ad un’altra.
Eppure, in un Lubitsch ormai maturo, nel suo cinema così smagliante e leggero, si incunea una nota di malinconia, esemplificata dall’inquadratura delle ombre dei due amanti nella camera da letto, fugace immagine di un’impossibile felicità.
L. Giribaldi